Museo della Cattedrale - Croce dei pisani
Un gioiello dell’oreficeria quattrocentesca che fu commissionato nel 1411 da Paolo Guinigi, signore di Lucca, all’orafo padano Vincenzo di Michele da Piacenza. Una croce gemmata che si trasforma in albero della vita dai cui fiori, sul retro, fuoriescono figure di Profeti ed Apostoli, mentre la parte frontale accoglie il Cristo contornato da quattro edicole con l’Eterno e i tre Evangelisti Marco, Luca e Matteo. Ai lati della croce Maria e Giovanni e, sopra il Cristo, il Pellicano Mistico che si squarcia il petto per sfamare i propri figli.
Il nome “Croce dei Pisani” deriva da un’antica tradizione popolare che la voleva sottratta dai Lucchesi ai Pisani, legittimi proprietari, con l’inganno. In realtà fu Paolo Guinigi nel 1411 a far realizzare ex-novo dall’affermato orafo Vincenzo di Michele da Piacenza questa splendida croce in argento lavorato a fusione, sbalzo e cesello.
In origine il prezioso manufatto doveva sfoggiare una brillante smaltatura posta “a tutto tondo” sulle foglie ed i tralci vegetali, ma a causa del suo progressivo deterioramento nel corso del tempo, si dovette ricorrere ad un’opera di “doratura”, più volte poi ripetuta nei secoli successivi.
Sopra una base esagonale, più tarda rispetto alla croce e decorata con motivi vegetali realizzati a sbalzo e cesello, si appoggia la croce gemmata che si trasforma in albero in fiore, simbolo di redenzione e di vita. Dalle foglie sul retro della croce spuntano, proprio come frutti dell’albero, busti di Profeti ed Apostoli, ognuno con il suo cartiglio recante il proprio nome.
La parte frontale ospita il Cristo sofferente (Christus patiens), caro alla devozione popolare, che trova il suo riferimento in area locale nel Crocifisso del Bianchi, venerato personalmente dallo stesso Guinigi.
Sopra la testa di Cristo si staglia il Pellicano Mistico, che immolando la propria vita per la salvezza dei figli è chiara allegoria del sacrificio eucaristico. Alle terminazioni della croce si ergono quattro edicole gotiche con il busto dell’Eterno benedicente in alto e degli evangelisti Marco, Luca e Matteo ai lati e in basso. Dall’edicola inferiore si generano due tralci vegetali che sorreggono i piedistalli su cui si posano le statue a tutto tondo, realizzate a fusione, di Maria e di Giovanni, dolenti ai piedi della croce. L’eleganza di queste figure e ancor di più la meticolosa individuazione delle ciocche di capelli del Cristo che ricadono sulle spalle, così come la resa del piumaggio del pellicano e il naturalismo dei tralci fioriti evidenziano la straordinaria abilità dell’ artista scelto dal Signore di Lucca per tradurre un crocifisso di tradizione popolare in una raffinata e lussuosa opera d’arte degna della corte di un principe.
Con la caduta del Guinigi la croce fu confiscata ed entrò a far parte del tesoro della cattedrale per venire esposta sull’altare durante la festa di Santa Croce, il 14 settembre, e per la festa della Libertà (Domenica in Albis) in cui si ricordava l’avvenuta liberazione dal dominio pisano (1369).
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